Vacilli capanna bicocca,
tua era la silente notte,
ardeva il tizzo sotto la pula,
rosolavano quasi cotte
castagne attese con premura.
Stese dentro caldi scrigni
cercavano un breve sollievo,
l'aspettavano mugnai incipriati,
bianchi come cigni,
per l'ultimo sospiro.
Ma quel fumo turchino
non è fuggito dai retini degli orti,
delirante e indefinito
è inalato da disperati quasi morti!
Altri fumi, altri cheti orti,
altri odori, altre sorti.
racconti e poesie
Storie passate - riferimenti sociali
domenica 1 maggio 2011
VECCHIO METATO
domenica 24 aprile 2011
VENTO SULLA PANIA
Il silente, calvo monte
ha perso il cappello,
un tramontano costante
lo batte come un martello.
Sibila tra i rami d' abete,
par che gridi,
passa di bianco vestito il prete,
ma non escono dai nidi
le infreddolite devote.
Biancheggia tremando l'ulivo,
vibrano caseggiati spogli,
sacchetti gettati s'alzano dal rivo
e sulle strade volano
balle stampate sui fogli.
martedì 12 aprile 2011
PRUGNOLO
Quanto vorrei quel giorno
al calcio dell'annoso mio prugnolo
dormire l'eterno sonno,
ignudo nel nido di un usignolo!
Un benevolo fato
appeso al basso ramo
e l'orlo del monte amato
come idilliaco ricamo.
L'anima rivolta all'andato
della mitica verde valle,
dove l'alito era profumato
e odoravano le viscere delle stalle.
lunedì 7 marzo 2011
NELLA TANA DEL TOPO
Dormono nel saccone
avvolte dalle mie lunghe braccia,
non vivo senza l’oro,
dipano la vita
e la musa mi tiene l’accia,
anche se non filo marenghi d’oro.
Poi quando me ne vado non lontano,
mi prendono per mano.
Chi mi donerà più ingratitudine?
il passar del tempo lo dirà,
una si chiama solitudine,
l’altra ha un nome d’arte: libertà.
venerdì 11 febbraio 2011
CAVALLINO DI CARTA (anni 40)
Il paese affondava sotto
la neve,
che adagio cadeva
e intanto cresceva,
quando, come un miraggio
impensato,
quella sera d’ inverno
tra i fumi del bucato
spuntò dall’affumicato camino
l’incantevole cavallino.
Il piccolo giocattolo di cartapesta,
riempiva i cuori nell’innocente festa.
Poi all’alba, nel canestro
sul cassettone,
tre biscotti detti befanini,
una pistola di legno marrone
e ti sentivi il più gaio dei bambini.
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